Conoscere (e coltivare) l’amaranto

L’amaranto, come accennato in uno dei primi post di questo blog (leggi post), insieme alla Quinoa rappresenta uno degli alimenti che stanno riscuotendo più successo a livello mondiale. Anche l’amaranto è una pianta capace di adattarsiad ambienti diversi, infatti, negli ultimi decenni, si è iniziato a coltivarlo in molte aree del pianeta, dall’Asia al Sud America passando per l’Europa.

Anche l’amaranto, come la quinoa è una pianta annuale erbacea dalle caratteristiche nutrizionali sorprendenti ed uniche. Se ne conoscono circa 60 specie, molte delle quali sono infestanti silvestri (in Italia l’Amaranthus retroflexus è comune nei vigneti o lungo i bordi delle strade di campagna), mentre altre vengono utilizzate per l’alimentazione umana, sia come ortaggio (si utilizzano le foglie) ma, soprattutto, per la produzione di granella. Molte sono le specie che presentano foglie eduli e dal sapore gradevole che, raccolte giovani, possono essere utilizzate alla stregua degli spinaci. Le specie da granella sono essenzialmente 3: Amaranthus Caudatus, Amarantus Cruentus e Amarantus hypocondriacus.

Amarantus Caudatus

Questa specie, conosciuta volgarmente come “cola de zorro” (coda di volpe), è originaria delle regioni andine ed è frutto probabilmente della domesticazione della specie Amaranthus Quitensis. Se ne conoscono quattro sottospecie, tra queste le più comuni ed apprezzate sono quelle volgarmente definite “love lies bleeding” e “grano de los Incas”. L’A. Caudatus, visto le sue origini, ha una maggior tolleranza alle basse temperature e viene coltivato ad altitudini comprese tra i 1600 ed i 3000 mt s.l.m. La pianta può raggiungere anche i 3 mt di altezza ed è caratterizzata da un panicolo apicale molto lungo e ricadente. Il colore e la forma delle foglie presentano un’alta variabilità, anche i semi possono essere bianchi con bordo rosa (nella maggior parte dei casi), rosa o neri, solo i semi chiari vengono però commercializzati per uso alimentare.

Amarathus Hypocondriacus

questa specie è stata identificata con numerose denominazioni: storicamente si è conosciuta come A. Frumentaceus, A. Hibridus, e A. Leucoarpus. La specie A. Hypocondriacus, coltivata normalmente a latitudini inferiori ai 25°, è caratterizzata da infiorescenze di grandi dimensioni, notevole altezza della pianta, numerose ramificazioni laterali ed alta sensibilità al fotoperiodo. Il colore del seme può assumere diverse tonalità: bianco, dorato, color caffè e, in alcuni casi, nero. Esistono però diverse varietà con caratteristiche diverse tra di loro:

  • A. Hypocondriacus Azteca: È la varietà che presenta le piante di maggiori dimensioni (possono raggiungere i 3 mt di altezza) con un ciclo vegetativo lungo (fino a 170 giorni). Le foglie assumono colori variabili (verde, rosa, rosso o porpora). È probabilmente la varietà con il maggior potenziale di resa (fino 100 g a pianta). La sua sperimentazione a latitudini più alte (Pennsylvania, USA, 40°) no ha prodotto buoni risultati presentando un eccessivo allungamento del ciclo vegetativo e, spesso, il non completamento dello stesso. È probabilmente la varietà di questa specie con la minor presenza di ramificazioni laterali.

  • A. Hypocondriacus Mercado: La pianta presenta dimensioni più contenute (max. 2 mt) ed un ciclo più corto (140 gg) rispetto alla varietà precedente. La pianta, specialmente se coltivata a bassa densità, presenta una forma arbustiva con numerose ramificazioni. È assai raro trovare questa varietà in purezza, normalmente si coltiva insieme ad altre varietà.

  • A. Hypocondriacus Nepal: Si coltiva principalmente in India e Nepal ed offre ottime rese a basse latitudini. La pianta è di dimensioni medie e non presenta eccessive ramificazioni laterali.

  • A. Hypocondriacus Picos: Questa varietà presenta due aspetti molto interessanti soprattutto dal punto di vista del miglioramento varietale. In primo luogo per le ridotte dimensioni della pianta, (tra i 70 ed i 170 cm) che rappresentano un grande vantaggio per la raccolta meccanica (anche se le piante con maggiori dimensioni, tendono ad allettarsi). Inoltre, presenta un’ottima resistenza a condizioni di siccità.

Amaranthus Cruentus

È una specie originaria del centro America ma è diffusa in tutto il Sud America (soprattutto in Messico), Cina, India e Africa. Si tratta della specie più interessante per quanto riguarda la sua coltivazione in Italia (P. Casini, F. La Rocca. Amaranto, Manuale per la Coltivazione, 2015). La pianta può ragiungere i due metri di altezza e presenta un unico panicolo apicale. I semi possono essere di colore biancoi, giallo (solo in questi casi vengono commercializzati come granella), marrone o nero (nelle varietà da ortaggio). Anche per quanto riguarda questa specie abbiamo un’ulteriore classificazione:

  • A. Cruentus Mexicano (Mexican Grain): è la tipologia con la minor sensibilità al fotoperiodo, pertanto quella che meglio si può adattare all’area mediterranea. Le piante presentano un panicolo apicale grande ed il ciclo vegetativo è relativamente breve. Il panicolo apicale ben definito rappresenta un vantaggio importante per la raccolta meccanica.

  • A. Cruentus Guatemalteco (Guatemala Grain): La pianta, di medie dimensioni, non presenta un panicolo ben definito, bensì un’infiorescenza principale piccola ed altre (3 o 4) più piccole, sempre posizionate nella parte superiore. Il ciclo vegetativo è corto, normalmente inferiore ai 140 gg. Si usa sia per granella che come ortaggio.

  • A. Cruentus Africano (African Grain): Si usa sia come granella che come ortaggio, può essere veramente utile nei miglioramenti genetici grazie alla sua precocità e per le ridotte dimensioni della pianta.

In Italia, nonostante l’Amaranto sia ad oggi “soffocato” commercialmente e mediaticamente dalla Quinoa, dal punto di vista agronomico si stanno facendo grandi progressi. In Toscana, dopo anni di sperimentazioni condotte dall’Università di Firenze, anche le prove in campo hanno dato dei buoni risultati produttivi. Personalmente credo che a breve termine l’amaranto, che presenta comunque delle criticità, potrà rappresentare, ancor più ella Quinoa, una buona alternativa produttiva. A differenza della Quinoa inoltre, l’Amaranto è privo di saponine, quindi un processo di trasformazione più agevole e meno dispendioso.

La nostra esperienza con l’amaranto ci ha portato a provare diverse varietà di Amaranthus cruentus, riteniamo che sia necessario un miglioramento varietale che punti ad una riduzione del ciclo vegetativo e a selezionare piante con maggior resistenza al freddo nella prime fasi fenologiche. Produrre amaranto con il metodo biologico è estremamente complesso in quanto la pianta tende a crescere molto lentamente nella prima fase, con il rischio di essere soffocata dalle infestanti. Una volta superata la fase di 6-8 foglie, la crescita è molto più rapida.

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