Quinoa: le nostre prove varietali (2016)

Nel 2016, finalmente, abbiamo avuto la possibilità di realizzare le prime prove sperimentali su Quinoa e Amaranto in Toscana e, come spesso accade, ci siamo trovati di fronte situazioni per molti versi differenti a quelle viste in Spagna o in altre aree geografiche. Ma in fondo il bello della natura è proprio questo.

L’obiettivo delle nostre prove era quello di individuare una varietà, tra quelle selezionate, che potesse offrire buoni risultati alle nostre latitudini e con le condizioni climatiche tipiche del bacino mediterraneo. Ovviamente ciò non si può capire in un anno, e probabilmente neanche con due, ma si può riuscire ad avere un’idea di base e, nel mio caso, importanti conferme sulle proprie convinzioni.

Da sempre, abbiamo ritenuto che per avere buoni risultati nell’area mediterranea, le varietà provenienti dal Cile sarebbero state le più indicate. Per questa ragione, abbiamo deciso di concentraci principalmente (ma non esclusivamente) su varietà provenienti da quest’area geografica. Abbiamo quindi seminato piccole parcelle con 9 varietà di Quinoa e due varietà di amaranto.

Le varietà di quinoa, avevano provenienza diversa: Chile, Perù, Bolivia ed Europa. Per l’Amaranto abbiamo seminato 2 parcelle con due semi della stessa varietà (A. Cruentus), provenienti da aree diverse

Viste le piccole superfici, tutte le lavorazioni sono state realizzate manualmente, a partire dalla semina, alla raccolta, incluse le operazioni di diserbo e di sfoltimento delle piante che, seminate manualmente, presentavano un’eccessiva densità.

La semina è avvenuta in primavera (3 aprile), con un po’ di ritardo rispetto a quello che io considero il periodo ottimale (nella mia zona) cioè la seconda quindicina di marzo. Si è seminato in file distanziate 50 cm tra di loro (per semina meccanizzata,se realizzata con macchinari di precisione, si consiglia una distanza di 60 cm tra le file  in modo da poter effettuare agevolmente le operazioni di sarchiatura; qualora si utilizzasse una normale seminatrice da cereali a fila continua, le infestanti dovranno essere rimosse manualmente). La distanza sulla fila varia dai 10 ai 20 cm (in base alla varietà), nel nostro caso al momento della semina la densità era molto più alta, pertanto dopo l’emergenza abbiamo proceduto a diradare le piante.  Purtroppo la stagione non è stata benevola e la siccità ci ha costretto ad effettuare due interventi di irrigazione di soccorso nella fase di pre-emergenza che hanno aiutato il seme a germinare ed emergere.

Tutte le varietà (eccetto la peruviana – Salcedo), sono emerse in modo uniforme nell’arco di 5-9 giorni dall’irrigazione, la più rapida nell’emergere è stata la varietà “Regalona”. Nell’immediata fase di post emergenza abbiamo dovuto assistere (e dico assistere nel vero senso della parola, perché non abbiamo potuto effettuare nessun intervento fitosanitario in quanto non esistono prodotti registrati sulla quinoa) ad un imprevisto attacco di altica (un parassita tipico delle crucifere) che a causa delle alte temperature registrate in aprile ha attaccato le piante appena emerse ed ha danneggiato in modo significante quasi tutte le parcelle, ad eccezione di 2: la varietà europea e la varietà “Regalona”. I motivi per i quali queste due parcelle non hanno subito danni (o hanno subito danni non gravi) sono però diversi: nel caso della varietà europea il motivo principale è stata la sua esposizione alla luce solare, infatti l’altica attacca soprattutto nelle ore più calde e predilige il sole, mentre questa parcella era in piena ombra a partire dalle ore 13; per quanto riguarda la “Regalona” ciò che ha impedito che l’altica provocasse danni eccessivi è stata la precoce emergenza. Ciò ha fatto sì che, al momento dell’attacco, le foglie fossero più grandi e più dure, quindi meno appetibili e più resistenti agli attacchi.

Come già spiegato, nonostante in commercio esistano ottimi rimedi (biologici) contro l’altica, essi non possono essere usati sulla quinoa, pertanto l’unico rimedio, che in parte ha funzionato è stato quello di coprire tutte le parcelle con del TNT durante il giorno e scoprirle di notte fin quando le piante non hanno raggiunto i 10 cm di altezza e le 6 foglie vere. Dopodiché gli inseti hanno continuato ad attaccare, ma provocando danni minori.

In una stagione “normale”, l’altica dovrebbe attaccare a partire dalla seconda metà di aprile, quindi in periodo in cui la quinoa dovrebbe trovarsi in una fase avanzata, quest’anno purtroppo, alle alte temperature di aprile, si è aggiunta la siccità che ha sicuramente amplificato il problema.

La grande siccità si è protratta per tutta l’estate, nessuna delle parcelle ha manifestato però problemi derivanti dalla scarsità idrica, ciò conferma la buona resistenza alla siccità di questa pianta. La siccità ha facilitato le operazioni di diserbo (manuale), che si sono limitati ad un intervento. La raccolta è avvenuta in 2 fasi, alcune varietà sono state raccolte il 16 agosto, mentre altre il 26 agosto (l’unica varietà a ciclo lungo era la Salcedo, che non è però giunta a maturazione in quanto, oltre ad aver avuto una germinazione assai scarsa, è stata devastata dall’altica a causa della ritardata emergenza).

Prima di parlare dei risultati, vorrei fare una precisazione per quanto riguarda le varietà Cilene. Cinque delle sei varietà testate nel 2016, erano varietà non ancora registrate, ma testate in collaborazione con un istituto accademico, pertanto non commercializzabili, né riutilizzabili come semente. Il seme ricavato è stato quindi distrutto.

Per quanto riguarda i risultati, devo dire che il risultato per me più interessante non è rappresentato né dai quantitativi prodotti né dalle caratteristiche del seme raccolto, bensì dalla conferma delle mie convinzioni in merito all’adattabilità delle varietà provenienti dal Cile. Queste varietà hanno infatti dato ottimi risultati da tutti i punti di vista. Soltanto 2 di esse, sebbene abbiano fornito ottime risposte dal punto di vista della qualità del seme e, probabilmente (dico probabilmente perché avevano subito ingenti danni da parassiti), anche dal punto di vita quantitativo, presentavano alcuni difetti dal punto di vista morfologico: l’eccessiva ramificazione che renderebbe difficile una raccolta meccanica provocando un’ingente perdita di seme. Le altre varietà hanno dato ottimi risultati dal punto di vista qualitativo, soprattutto la dimensione del seme e morfologico, la resa è difficile da valutare sia per gli attacchi da insetti che per il sistema di semina. Comunque, basandoci sui quantitativi di seme per pianta è possiamo affermare che anche dal punto di vista quantitativo le rese potrebbero essere interessanti.

Una considerazione particolare deve essere riservata alla varietà “Regalona” (unica varietà cilena registrata). Fino ad oggi, nonostante fossimo profondamente convinti del potenziale di questa varietà e, in generale, della facilità di adattamento delle varietà cilene nell’area mediterranea, non avevo ancora avuto modo di sperimentarle direttamente. La “Regalona” oltre ad aver mostrato un buon rendimento e delle caratteristiche morfologiche ottime (altezza tra i 70 ed i 90 cm, unico pannicolo apicale) è stata l’unica varietà che non ha risentito eccessivamente degli attacchi dei parassiti. Inoltre, avendo un ciclo medio-corto, è un’ottima varietà per tutto il territorio italiano.

Forti delle certezze riguardo alle capacità della “Regalona”, nel 2017 realizzeremo una semina meccanizzata su una superficie più ampia oltre, ovviamente, a ripetere prove varietali sia con alcune varietà già provate nel 2016, che con altre varietà (tra cui una varietà rossa molto rara). Siamo convinti che la Regalona, al momento, considerando le rese, le qualità nutrizionali, la capacità di adattamento e, cosa da non sottovalutare, la facilità nel reperire la semente, sia la varietà sulla quale puntare. Ciò non significa che non valga la pena continuare a fare test. Una varietà europea in particolare (della quale non farò il nome perché non l’ho ancora provata direttamente) ha dato buoni risultati a livello di rese in diverse regioni italiane ma, in molti casi, ha originato grandi perplessità dal punto di vista estetico. Comunque nel 2017 faremo dei test per capirne di più.

14 Comments

  1. paolo fuse' 14 Novembre, 2016 at 7:08 pm - Reply

    IO VORREI METTERNE UN ETTARO SUDDIVISO IN DUE VARIETA

    • dariovannu 19 Novembre, 2016 at 8:18 am - Reply

      Ciao Paolo,
      noi siamo in grado di fornire il seme sicuramente per una varietà. Se interessato contattami telefonicamente al recapito che puoi trovare sulla pagina “contatti” del blog. Dovremmo fare l’ordine della semente a fine mese ed i quantitativi disponibili sono limitati.

      Un saluto, a presto

      • Marco P 23 Novembre, 2016 at 4:41 am - Reply

        Ciao Dario, eventualmente a chi ci si puo’ rivolgere per l’acquisto di semi sia di Quinoa che di Amaranto? Sarei interessato a fare dei test come i vostri ma in Veneto. Grazie

        • dariovannu 19 Dicembre, 2016 at 9:26 am - Reply

          Buongiorno Marco,
          io ho disponibilità di semi di quinoa e probabilmente posso reperirne anche di amaranto.

          Puoi contattarmi al numero che trovisulla pagina contatti del blog.

          Un saluto

  2. giuseppe 16 Febbraio, 2017 at 3:32 am - Reply

    Salve, sono della provincia di viterbo. sono interessato alla coltivazione della quinoa… secondo lei è possibile coltivarla su un terreno molto sassoso?
    Grazie

    • dariovannu 19 Febbraio, 2017 at 6:12 pm - Reply

      Non so cosa dirti, io non lo escluderei, ma sinceramente non ho avuto esperienze di questo tipo. Magari prova con un piccolo quantitativo per farti un’idea. Di che zona sei della provincia di Viterbo? Io sono della zona sud della provincia di Grosseto, probabilmente siamo vicini. Se vuoi contattami telefonicamente al numero che trovi nella pagina Contatti.
      Un saluto.

  3. Pasquale E. 4 Maggio, 2017 at 8:10 am - Reply

    Salve, da un po’ che osservo con molto interesse sia l’amaranto che la quinoa, vorrei fare delle serie esperienze nella coltivazione di esse. L’amarantus da noi (Puglia-FG) è sempre
    Stata una pianta infestante e quindi deduco sia una zona vocata per la coltivazione. Poiché non è facile reperire semi in quantità serie, avevo intenzione di utilizzare qualche kg comprato nei supermercati, è la poca informazione su metodi di semina e raccolta, non mi sono ancora impegnato seriamente…attendo di leggere i vostri test per eventuale decisione.
    Saluti.

    • dariovannu 4 Maggio, 2017 at 8:26 am - Reply

      Salve Pasquale,
      il fatto che nelle sue zone sia presente l’amaranto spontaneo (amaranthus Retroflexus) è una buona notizia soltanto a metà. Infatti se da un lato può essere positivo perchè è sintomo di buon adattamento della pianta, dall’altro può creare gravi problemi di ibridazione con l’Amaranto che lei andrà a coltivare. Noi, dopo le prove dell’anno scorso, quest’anno non ripeteremo le prove qua in Maremma proprio per i problemi di ibridazione. Consideri che il polline di Amaranto viaggia per almeno 400/500mt, pertanto dovremmo riuscire a tenere pulito un raggio di terreno molto ampio intorno alla coltivazione oppure prevedere delle schermature.

      Per quanto riguarda i semi comprati al supermercato, non le consiglio di utilizzarli, ma non perché non riescano a germinare, bensì perché non riportano indicata la varietà alla quale appartengono e molti di quelli che troviamo in Italia sono della varietà (amaranthus Caudatus), che non si adatta molto bene all’area mediterranea e, soprattutto, perché la pianta presenta una morfologia che rende difficile la raccolta. La varietà da ricercare è la varietà Amaranthus cruentus. Io non ho disponibilità di semi, ma posso fornirle il contatto di un azienda (in italia) che dispone di sementi. Mi contatti via mail o tel ai recapiti che trova nella pagina “contatti” del blog.

      • Pasquale E. 4 Maggio, 2017 at 8:37 am - Reply

        Confidando nei vostri test e non avendo parcelle per sperimentare in proprio, aspetto i vostri esiti è la prossima primavera tenterò una prova. Comunque la parte per me cruciale anche se ancora non determinate potrebbe essere la raccolta è la commercializzazione.
        Ho avuto esperienza con il coriandolo, che da quest’anno ha subito un forte calo di prezzo (da 60 a 40 euro/100kg) tanto da non giustificare più la semina dato lo scarso ricavo è il costo per la raccolta, che infine credo possa essere simile alla quinoa e amaranto.

        • dariovannu 25 Ottobre, 2017 at 6:01 pm - Reply

          Salve Pasquale,
          i tuoi dubbi sulla commercializzazione sono più che legittimi. Ad oggi il mercato è in notevole crescita ed in Italia la produzione è ancora scarsa a causa delle difficoltà nelle lavorazioni di post-raccolta. noi stiamo lavorando alla messa a punto di macchinari efficienti per la rimozione della saponina e confidiamo di poter avere macchinari in grado di desaponificare la quinoa prodotta in Italia a costi veramente accessibili.
          Se sei interessato a fare una piccola prova, noi stiamo iniziando a raccogliere gli ordini per le sementi 2018.
          un saluto

  4. Claudio 19 Ottobre, 2017 at 5:16 pm - Reply

    Buonasera. ho in progetto, nel prossimo mese di febbraio, di avviare una mini coltivazione pilota (<100 mq) in un terreno collinare in Calabria. vorrei avere un incontro con voi perché ho molte richieste da farvi e vorrei inoltre acquistare i semi. come posso fare a contattarvi? grazie mille per le risposte. Claudio

    • dariovannu 25 Ottobre, 2017 at 5:32 pm - Reply

      Buonasera Claudio,
      può contattarmi al numero che trova sulla pagina contatti di questo blog. Sarò ben felice di poter rispondere alle sue domande.
      Buona serata

  5. Paolo 14 Novembre, 2017 at 2:24 pm - Reply

    Buonasera, ma dove trovo i testi degli articoli? Grazie! Saluti Paolo

    • dariovannu 22 Novembre, 2017 at 8:08 am - Reply

      Buongiorno Paolo,
      abbiamo avuto un problema sul sito e per alcuni giorni alcune pagine non sono erano visualizzabili. Adesso tutto sembra funzionare.

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